06/08/14

Quattro consigli sciocchi ma efficaci

Partiamo subito con alcune delle cose che mi sono balzate all’occhio in questo periodo, per quanto riguarda l’argomento “Il travagliato rapporto amore-odio tra il traduttore e il computer”.


Sia durante il triennio accademico, sia durante il lavoro di traduzione per la tesi ho visto così tante “disfunzioni” informatiche che sull’argomento si apre quasi sempre un abisso – volontario o meno – d’ignoranza. E non parlo di cose astruse: mi riferisco a concetti basilari che facilitano di molto l’approccio generale al lavoro. Concetti che costano uno sforzo relativamente contenuto per essere applicati. Concetti che potrebbero apparire perfino banali.

1 – La tastiera, ovvero “Ma come fai ad essere così veloce?”.

Mi è capitato spesso di avere a che fare con persone che lamentavano una generale lentezza nella traduzione, perfino con testi semplici e non specifici. Incuriosito dalla cosa, e con un po’ di indagini a proposito, scopro che la maggior parte delle volte il problema principale è la digitazione.

Personalmente digito con tutte le dieci dita senza guardare la tastiera, uso pochissimo il mouse e abuso degli shortcut presenti in qualsiasi software (a questo proposito le sacre combinazioni Ctrl + x/c/v/y/z presenti sia in Word che Trados vanno imparate a tutti i costi!).

C’è chi digita con gli indici, chi con i medi, chi con gli alluci, c’è chi guarda la tastiera, c’è chi usa alcuni shortcut per agevolare il lavoro e c’è chi pensa che l’Alt serva a fermare l’esecuzione di un programma (“Beh, c’è scritto Alt: dovrà pur fermare qualcosa!” esclamò un losco ma giovane figuro di cui non faccio il nome, lasciandomi a bocca aperta). Non parliamo poi delle catastrofi che accadono quando bisogna cambiare configurazione di tastiera e lavorare con caratteri diversi, come spagnolo o tedesco! Se non ci abituiamo a digitare anche con altri layout di tastiera rallenteremo parecchio il nostro lavoro.

Consiglio? Vengono in aiuto siti come Typingweb, che aiutano a risolvere il problema: anche se all’inizio ci sentiamo delle scimmie da laboratorio che inciampano sui tasti, perseveriamo! In capo a un paio di settimane digiteremo più fluidamente, guardando ciò che si scrive invece dei tasti, e se impareremo ad utilizzare gli shortcut più del mouse saremo in grado di eseguire comandi e correggere errori al volo. Risparmieremo così un sacco di tempo: provare (e pazientare) per credere.

2 – Organizzare il lavoro, ovvero “Ma era qui… dov’è? L’avrò spostato? Maledizione, mi serve immediatamente!”.

Anche questo è, stranamente, un problema. Desktop oberati da file temporanei e traduzioni in progress a parte, molti utenti hanno serie difficoltà ad ordinare i propri dati, e spesso si trascorre un’eternità a trovare quel determinato glossario o quella specifica memoria di traduzione.
Tengo sul desktop pochissima roba temporanea, dopodiché catalogo tutto il prima possibile e in maniera più chiara possibile. Con tanto di data, se possibile (potremmo non ricordare il dove, ma – si spera – almeno il quando). Più spargiamo le cose, più difficile sarà reperirle in un batter d’occhio quando ne avremo bisogno.

Purtroppo, funzioni di ricerca standard offertevi dal sistema operativo a parte, non ci sono software che possano riparare il disordine dell'utente. Quindi la cura migliore è la prevenzione. Cerchiamo di essere ordinati e precisi sin da subito.

3 – La tecnofobia, ovvero “Trados? MemoQ? Noooo troppo difficili… io uso Word!”.

Ho iniziato con OmegaT. Successivamente sono passato a Wordfast Anywhere e Trados 2009. Poi Trados 2011 e ora sono al 2014. Nel mentre ho visto per conto mio come funzionano MemoQ 2014 della Kilgray e Wordfast Pro. E non sapevo usare nessuno di questi software. Qualche lezione e molta curiosità hanno fatto il resto. Sia chiaro: la teoria serve a poco se non la si applica, e con questi programmi dovremmo fare una pratica quasi quotidiana. Imparare non è stato una passeggiata, certo, ma è stato molto meno difficile di quel che mi aspettavo, specialmente una volta capita la logica e gli automatismi alla base di qualsiasi CAT.

Non dobbiamo pensare che imparare qualcosa di nuovo sia difficile. Pensiamo invece che è interessante e che ci arricchisce. Se siamo più materialisti e badiamo al lato più pratico delle cose, pensiamo che saper gestire CAT diversi fa curriculum.

Consiglio? In rete è pieno zeppo di manuali d’uso per Trados. Prendiamone uno in lingua straniera, carichiamolo nel CAT stesso e traduciamolo: in questo modo oltre a fare pratica traduttiva acquisiremo a) glossario tecnico, b) conoscenza teorico-pratica del programma e c) se becchiamo lo stesso manuale in italiano avremo anche modo di correggere il nostro lavoro. Vi sembra poco?

4 – Una rapida consultazione, ovvero “Quando la campana... ehm... uuuuhm… diavolo, non mi viene il termine!”

Effettivamente fare un glossario e mettere il to all’inizio di ogni verbo inglese equivarrebbe a darsi la zappa sui piedi. Specialmente se – come nel titolo – ci troviamo nel mezzo di una simultanea, abbiamo un vuoto momentaneo e dobbiamo beccare al volo il verbo (to) toll. E non lo troviamo, mentre il décalage e la nostra vergogna aumentano sempre più. Penso sia meglio lasciare il to alla fine e tra parentesi così da agevolare la ricerca terminologica (inoltre capite al volo che si tratta di un verbo e non di un nome).

Questo è uno dei tantissimi consigli riguardo alla stesura di un glossario. In rete se ne trovano milioni. Il glossario è la nostra prima fonte di consultazione quando ci troviamo ad affrontare un testo o una sessione di interpretariato. È buona abitudine segnare tutte quelle parole di cui siamo anche solo dubbiosi, così da rendere la ricerca e la memorizzazione più complete, nonché rendere la struttura più ordinata, uniforme e facile possibile.

Di solito butto giù i termini e le traduzioni sul blocco note e poi importo il tutto su un file Excel (ricordate di premere il tabulatore tra il termine e la sua traduzione, altrimenti Excel li ficcherà nella stessa colonna quando importate tutto!), aggiungendo su quest’ultimo link e/o note personali per dare contesto quando necessario. Lascio tutti i termini minuscoli, a meno che non si parli di nomi propri o sigle (delle quali riporto anche il nome esteso in entrambe le lingue, non si sa mai).

Non dobbiamo essere pigri o superficiali, non dobbiamo temere di aggiornare e/o correggere i glossari né di riportare sempre i caratteri giusti: ho visto chi per pigrizia/paura di cambiare layout di tastiera scriveva tutto senza accenti, ñ, ü, ecc. Il consiglio è, ovviamente, scrivere tutto tale e quale. Altrimenti poi sono guai se poi per caso importiamo il glossario nel MultiTerm di Trados, vero?

Infine ricordiamoci che sul web non siamo mai soli: i glossari abbondano! Per esempio qui, qui, qui, qui o qui. Magari non avremo sempre il 100% di sicurezza sulla traduzione esatta, ma d’altra parte potremo orientarci se per caso necessitiamo di un contesto o di una conferma alle nostre ipotesi quando le nostre certezze traduttive entrano in stallo.

E con quest’ultimo consiglio, mi fermo. Per ora.

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